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Kinki Club Bologna Style

IL DESIGN #4

LE TRASFORMAZIONI ATTRAVERSO IL DESIGN: GLI ANNI 2000.

Questo è l’ articolo che racconta gli ultimi tra i cambiamenti di stile più incisivi a livello di design che il Kinki ha attuato per mantenersi sempre up to date nel corso della sua storia.

Essendo passate alcune decadi e tante mode, è inevitabile che il racconto sia un pò lungo. Per essere abbastanza sintetici abbiamo raccontato e documentato solo i più radicali, ma in realtà, quasi ogni anno si apportavano ritocchi e miglioramenti anche abbastanza d’impatto.

In questo articolo descriviamo 2 diversi rifacimenti, entrambi effettuati nel periodo che va dal 2000 al 2010 circa. Da 2011 infatti il locale viene ridipinto con le strisce bianche e nere e così rimarrà fino alla chiusura.

Sono diversissimi; il primo Urban Graffiti e il secondo molto pulito ma con forme nette che spiccano e delimitano.

L’ allestimento in stile Urban Graffiti è stato realizzato dal noto writer Dado, al secolo Alessandro Ferri, bolognese ma diventato di riferimento tra i writers in Italia.

Il lavoro che viene svolto è radicale, ogni parete del locale viene ricoperta da enormi murales, compresa la scala d’ingresso che sembrava esattamente l’ingresso di una fermata abbandonata della metropolitana di New York nel Bronx.

Purtroppo non abbiamo le foto di tutto il locale, cosa molto, strana ma tant’è.

In queste comunque si vede bene l’importanza del lavoro di Dado e dei meravigliosi colori usati per ogni differente zona del locale.

Il Kinki è tradizionalmente legato a grandi opere di dipinti e graffiti sui muri. Se ne era occupata anche Francesca Alinovi, la critica d’ arte che sdoganò in Italia proprio il mondo dei graffiti e i writers di New York negli anni ’80, in un articolo per l’ importante rivista di design Domus che trovi qui Il Design #1.

Un pezzo che fu creato insieme a questa ambientazione e che è rimasto fino alla chiusura è questo grande pannello che, originariamente, era rosso e che rappresentava la fibbia di una cintura in pieno stile Rapper anni ’80.

La particolarità di questo pezzo è che è stata costruita anche con assi di legno recuperate dalla chiesa di San Petronio che è praticamente il Duomo di Bologna.

L’aneddoto è che, in pieno agosto, l’artista e la sua compagna che lo affiancava in questa ristrutturazione, si trovarono senza materiale per completarlo. Il grande rettangolo doveva mantenere inalterata la caratteristica della leggerezza, dato che sarebbe stato appeso al muro, ma anche della solidità . La ragazza, Stefy, aveva il padre custode della chiesa, quindi dopo aver cercato ovunque , si rivolse a lui che le diede qualche pezzo di legno che fu impiegato perfettamente.

Nel tempo, da rosso, lo abbiamo fatto diventare bianco perché le pareti sono state dipinte di nero e quindi risaltava meglio. È sempre rimasto nella posizione originale e ancora oggi lo conserviamo gelosamente.

L’allestimento successivo è stato fatto intorno al 2010 ed è stato l’ultimo prima delle ormai iconiche righe bianche e nere che dal 2012 al 2022 sono state fotografatissime.

La rivisitazione è stata affidata ad una giovane creativa bolognese, e si è fatto notare soprattutto per le forme nette che spiccavano in un contesto piuttosto minimale.

Pareti bianche, un privè delimitato da sfere di vari diametri argento tenute da cavi d’acciaio fissati al pavimento e al soffitto, un bar a forma di gigantesca mezzaluna tra le cose più importanti.

E sono proprio le sfere il concetto che ritroviamo ripreso a New York nella panoramica stanza mozzafiato del nuovo grattacielo Summit-One Vanderbilt inaugurato nel Settembre del 2020.

Non si può negare che l’effetto ricordi molto il privè del Kinki, non trovate? Non così uguale come l’allestimento ripreso da Dior nell’ articolo Il Design #3, ma l’effetto scenografico che si ottiene è molto simile anche se in questo caso si tratta di sfere galleggianti e quindi mobili.

Ecco, questi sono i più rappresentativi tra gli “abiti” indossati dal Club nel corso della sua lunga storia. È stato la “casa” di tante generazioni di giovani real clubbers che con la loro energia lo hanno spinto ad essere sempre all’ avanguardia.

Foto locale di proprietà di Kinki Club

Foto di One Vanderbilt fonte internet vari autori

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