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Kinki Club Official Site

arredi e design plastico kinki

Il Design #2

Le trasformazioni attraverso il design: anni ’90.

Dal ’90 al ’95 circa.

Dopo l’ allestimento bolidista vengono affidati i lavori di restyling ad un architetto molto richiesto all’ epoca, Beppe Riboli che aveva già firmato i progetti innovativi di alcuni grandi locali e che stravolge totalmente il design interno ancora una volta.

Si facevano le cose talmente sul serio che, una volta firmato il contratto l’ architetto ti forniva un plastico di circa un metro e mezzo con la ricostruzione perfetta degli arredi e di come sarebbe venuto il locale.

Riboli eleva la pista e la trasforma in un campo di margherite di gesso i cui cuori erano dei grossi Par Led che illuminavano dal basso creando grandi giochi di luci e si potevano osservare ballando sulla superficie di cristallo della pista stessa.

Sposta i bar facendoli diventare 6, di cui 4 parallelepipedi in cristallo trasparenti colorati vicino all’ ingresso e due rossi in resina posizionati dietro ad un enorme plexiglas con la scritta “Kinki” nel privè.

La consolle, centrale rispetto alla sala e formata da 6 cubi di acciaio sostenuti da pali, anch’essi in acciaio, colati in cemento armato perché non provocassero vibrazioni, si amplia facendo spazio per una componentistica sempre più sofisticata composta da 3 piatti Technics 1200, mixer rotativo Rane, piastra, subwoofer e casse spia.

Anche l’ impianto audio, già molto potente e qualitativamente ottimo, si arricchisce di nuove casse tra alti, medi e bassi per offrire un suono ancora migliore.

Non a caso una delle principali caratteristiche del Kinki è sempre stata la bellissima musica suonata da un potentissimo impianto audio.

I bagni e il guardaroba scompaiono dietro ad un ellisse di materiale plastico semitrasparente che taglia gli angoli naturali del locale.

Una rivisitazione che mantiene il “giro” naturale delle persone che hanno modo di camminare su entrambi il lati avendo al centro la pista come cuore pulsante del locale. Dai bar poi si ha una visuale aperta di tutto il locale.

La grande parete di plexiglass trasparente (materiale ancora poco conosciuto ed utilizzato all’ epoca) , con la scritta Kinki a caratteri cubitali che formava la divisione del privè dalla sala principale, fu però rimossa dopo pochissimo tempo: la commissione provinciale di vigilanza non la passò perché era di 2 millimetri inferiore allo spessore richiesto dalla legge…

Anche questa versione del Kinki è stata apprezzata, probabilmente è stata anche la versione più luminosa di tutte in un club, underground per definizione, che ha sempre fatto del suo “buio” una delle caratteristiche principali.

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